Politica e Scienza politica
- Federico Allegra
- 29 mag 2021
- Tempo di lettura: 5 min
La scienza politica studio e ricerca sui diversi aspetti della realtà politica attraverso il metodo delle scienze empiriche e sulla base di un’ampia varietà di tradizioni di ricerca e approcci. Il settore si compone di varie aree di ricerca: la metodologia e le tecniche della ricerca politica; le amministrazioni e le politiche pubbliche; i processi politici europei, la politica sovranazionale e internazionale; i processi politici in prospettiva comparata; il linguaggio e la comunicazione politica; la teoria politica empirica.
Elementi portanti della disciplina:
Oggetto di studio: il concetto di politica, che è molto più antico della disciplina Sviluppo di un soggetto collettivo: la comunità degli scienziati della politica che pratica e diffonde la disciplina
“POLITICA”: un termine in cerca di significati
Sorge in da sempre la necessità di coordinare il comportamento degli individui, la necessità di decidere su questioni essenziali per la sopravvivenza o lo sviluppo della comunità; ogni comunità deve curare la politica, decidere come governarsi, deve dare dei ruoli per prendere decisioni.
Studio empirico della realtà politica: come si fa politica, cosa succede nella realtà, guarda al comportamento effettivo degli attori politici.
Si sono dovuti attendere gli scritti di Macchiavelli, nel XVI sec, per privare la definizione di “politica” di quell’alato normativo, prescrittivo e religioso che aveva caratterizzato il discorso della politica.
Il concetto di “politica” per gli antichi: ARISTOTELE
Politica per i greci – la parola politica deriva da città (polis)
1) Politica come dimensione intrinseca della vita della comunità 2) La politica differenzia gli esseri umani dagli altri esseri viventi (definizione dell’essere umano come “animale politico”; la politica era la dimensione totalizzante del cittadino greco, che era pienamente essere umano proprio perché politico – il fine ultimo era il bene collettivo) 3) Non vi era alcuna distinzione tra politica e società (animale politico e sociale allo stesso tempo – l’uomo è l’unico degli esseri viventi a possedere la parola, che è in grado di mostrare l’utile e il dannoso, come anche il giusto e l’ingiusto)
La politica aristotelica è caratterizzata da relazioni orizzontali, proprie del vivere in comunità. È dominata dal principio di verità fondato sulla volontà divina, principio che iene assieme politica, religione, morale e diritto. Nell’epoca classica e in quella medievale da una parte abbiamo la politica intesa in senso aristotelico, dall’altra parte il governo della collettività, caratterizzato da relazioni verticali che devono confrontarsi costantemente con coerenza rispetto all’ordine naturale (o divino) delle cose. A partire dall’epoca romana la verticalità del fenomeno politico viene ricondotta unicamente all’attività di governare una collettività.
La Politica per la Scienza politica nell’era moderna
Machiavelli viene considerato il primo pensatore capace di definire la politica in modo realista e autonoma dalla dimensione morale e religiosa.
1) La politica come potere – potere come dimensione fondante dell’azione politica; 2) La politica perde la sua teologia finalizzata al bene comune, si libera dal “dover essere” per essere ricondotta alla potenza del Principe e dello Stato.
Con Machiavelli la politica inizia quel percorso di autonomizzazione non solo dalla morale e dalla religione ma anche dalla società e dall’economia. Con il processo di costruzione dello Stato moderno la politica inizia a essere considerata come un’attività autonoma da altre sfere del comportamento umano anche se legata al potere statuale.
La politica secondo Max Weber: “Aspirazione a partecipare o a esercitare una certa influenza sulla distribuzione del potere, sia tra gli Stai sia, all’interno di uno Stato, tra i gruppi di uomini che esso comprendere entro i suoi confini. Chi fa politica aspira al potere.” – Weber segna l’inizio della storia contemporanea della politica e della sua analisi. Con la netta focalizzazione sul potere (il suo esercizio, la sua capacità di determinare comportamenti collettivi, la sua distribuzione, le sue tecniche e dinamiche relazionali) la politica trova finalmente un ambito proprio e può essere studiata in modo autonomo.
La politica si è venuta progressivamente autonomizzando da altri ambii dell’agire umano (economia, società, religione, morale); La politica persegue l’ordine sociale attraverso l’uso del potere.
David Easton: allocazione imperativa di valori, laddove per valori di intendono beni sia materiali sia simbolici. La politica ha una dimensione processuale, essa si svolge “in” o “intorno a” sedi specifiche, che sono quelle in cui si prendono le decisioni collettivizzate. La politica deve allocare imperativamente valori cercando di ridurre il tasso di incertezza rispetto agli effetti delle proprie azioni. Questa ricerca/lotta per il potere deve dare risposte ai problemi colle ivi, rassicurando i cittadini rispetto al loro futuro.
Giovanni Sartori: la sfera delle decisioni collettivizzate (rapporti di potere fra stati), sovrane, coercitivamente sanzionabili – potere pubblico di costringere) e senza uscita (la cittadinanza definisce chi fa parte dello stato, i diritti e i doveri). Le decisioni politiche investono materie diversissime: possono essere di politica economica, di politica del diritto, di politica sociale, di politica religiosa, di politica dell’istruzione. Se tutte queste decisioni sono politiche è per il fato che sono decisioni collettivizzate sovrane prese dal personale collocato in sedi politiche.
La politica, però, non è solo potere. Per mantenere l’ordine sociale essa deve anche:
- Tenere basso il grado di incertezza di una collettività; - Deve cercare di risolvere i problemi colle ivi (prima identificandoli).
Hugh Heclo: la politica è un’attività con la quale si cerca di affrontare la complessità e la contraddittorietà del vivere sociale al fine di trovare risposte affidabili per la collettività e un ordine sociale legittimato.
La politica ha quindi una doppia natura, lotta per il potere e policy making.
Essa può essere studiata partendo dalle domande di Lasswell (1936): “chi tiene cosa, dove e come”. Rispondere a queste domande significa:
- Capire come la lotta per il potere si strutturi in una determinata collettività e come essa cerchi di fare risposte ai problemi colle ivi; - Affrontare in modo empirico.
Chi fa politica? Può essere fatta da una miriade di potenziali attori individuali e collettivi – dalle élite socioeconomiche ai gruppi di interesse, dai parii ai movimenti, dai funzionari amministrativi ai singoli cittadini. Che cosa si cerca con la politica? Il perseguimento di un determinato ordine sociale che è influenzato dallo specifico contesto socioeconomico e dal tipo di regime politico, ma il risultato aggregato dell’azione politica contiene al proprio interno gli obbiettivi singoli dei diversi attori. Come si perseguono i propri fini in politica? Il “come” della politica è fato di confronti tra interessi e idee divergenti che possono trovare diversi tipi di risoluzione. Dove si perseguono i propri fini in politica? L’ambito di un’azione politica non può che essere una collettività in cui vi sia un organismo deputato a prendere decisioni collettivizzate. Chi agisce politicamente lo fa per ottenere risultai e questi risultai si ottengono se vengono recepii da una decisione collettivizzata.
“La scienza politica è la disciplina che studia i fenomeni politici al fine di comprenderne la natura e spiegarli mediante l’adozione delle metodologie proprie delle scienze empiriche.” È una scienza empiricamente orientata. Deve dare dimostrazione che le sue affermazioni sono suffragate dall’evidenza dei fatti.
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